L’arco del tempo

Il Castello, il Cellina, luoghi mitici di conquista e di frequentazione per generazioni di monterealini; l’asilo con le suore, le scuole con una maestra e tanti scolari; la chiesa, il cimitero; la strada della Valcellina e i molti altri luoghi della memoria individuale e di quella condivisa; le vicende, le cose e gli oggetti della quotidianità; le persone: quelle di famiglia, quelle dei grappoli delle amicizie e quelle entrate a far parte della comune o personale vicìnia, come Claudio Magris, David Maria Turoldo, Menocchio, Federico Tavan…, gli emigrati, gli immigrati; in polifonica compresenza. Diario non solo di Beno Fignon, dunque, e non solo di Montereale, ma estensibile come un exemplum: la postfazione, quasi a discanto, di Leo Zanier ne è una prima ed efficace conferma.